La storia del Vino Sudafricano

La storia del Vino Sudafricano

Tre secoli e mezzo di storia del vino sembrano pochi, soprattutto se il confronto viene fatto con paesi come l'Italia, la Grecia, la Spagna o la Francia, dove il vino affonda le sue radici storiche in epoche molto più antiche.
È però interessante rilevare come le vicende storiche del Sud Africa siano state in grado, forse più che in altri siti, di influenzare le colture e, nello stesso tempo, le culture di questo paese in ambito vitivinicolo.
Tutto ebbe inizio nel 1652, quando la Compagnia Olandese delle Indie Orientali si insediò nel Sudafrica, avendo come principale scopo quello di procurare cibo e bevande fresche ai mercantili della Compagnia, in rotta verso oriente.
Il primo vino sudafricano venne prodotto il 2 febbraio 1659, su iniziativa del primo governatore Jan Van Riebeeck, il quale fece piantare le prime barbatelle quattro anni prima, nel 1655.
Il tentativo di Riebeeck di diffondere la coltivazione della vite non portò, in realtà, a risultati soddisfacenti: gli agricoltori del luogo, pur essendo fortemente incoraggiati, manifestarono fin da subito una evidente riluttanza ed una più che prevedibile inesperienza in materia, fattori che contribuirono inevitabilmente al fallimento dell'esperimento.
Più successo lo ottenne il suo successore, Simon Van Der Stel, dal quale prende il nome il distretto di Stellenbosch, che da discreto conoscitore sia in ambito viticolo che enologico, impiantò un vigneto nella sua tenuta a Costantia – ed è questo il motivo percui i vini dolci di Costantia sono considerati come i capostipiti dell'enologia sudafricana – producendo un vino di tutto rispetto.
Data però la scarsa esperienza e tradizione vinicola degli olandesi, la vitivinicoltura sudafricana non riuscì a godere di un vero e proprio sviluppo se non dopo l'arrivo degli Ugonotti francesi nel 1680, i quali, sfuggiti alle persecuzioni religiose, resero fiorente l'industria del vino in Sudafrica, grazie alle loro approfondite conoscenze in materia ed alle innovative tecniche di vinificazione introdotte nel paese.
Tutto questo avveniva durante l'ultimo ventennio del XVII secolo. Seguì un periodo di declino, che durò per gran parte del XVIII secolo, causato da una certa resistenza dei paesi europei e dell'Oriente (Far East) alla importazione di vini da Città del Capo, sia per ragioni politiche, sia perchè si trattava spesso di prodotti di qualità relativamente scadente, quasi mai in grado di competere con i più blasonati vini europei, primi tra tutti quelli francesi.
Una decisa ripresa del mercato del vino si ebbe a partire dai primi del 1800, in seguito alla occupazione britannica ed alla guerra tra Inghilterra e Francia, che permise di rivalutare i vini sudafricani sul mercato internazionale, portando la produzione vinicola da 500 mila a 4 milioni e mezzo di ettolitri all'anno, in meno di mezzo secolo.
La fine delle ostilità tra Inghilterra e Francia nel 1861, l'arrivo della fillossera nel 1886 e la guerra Anglo-Boera a fine secolo, furono tra le principali cause di un disastroso declino che segnò profondamente il settore vitivinicolo fino al 1918, anno in cui Charles Kohler fondò la cooperativa KWV, oggi privatizzata e non più dotata di potere amministrativo, che permise di affrontare con maggiore slancio la difficile situazione del settore, offrendo maggiori garanzie e stabilità ai propri
soci membri.
La KWV svolse per lungo tempo funzioni assimilabili a quelle di un ministero dell'agricoltura, per quanto concerneva le concessioni sulle aree destinate alla coltivazione della vite, i prezzi delle uve, i disciplinari di produzione.
Ma la grande vera svolta si ebbe solo nel 1990 quando, con il rilascio di Nelson Mandela, si scrisse finalmente la parola fine all'apartheid e si passo rapidamente ad uno stato democratico.
Seguì così un periodo di forte crescita per buona parte dei settori economici del paese, non per ultimo quello vitivinicolo, grazie soprattutto alla fine degli embarghi internazionali nei confronti del Sud Africa, che permise così di aprire nuovi sbocchi sui mercati mondiali ed acquisire nuove e più moderne tecnologie in campo enologico ed agronomico.
Furono risolti molti problemi in vigna, dovuti principalmente alla scarsità di cloni ed alla presenza di biotipi di bassa qualità e poco resistenti alle virosi, ed in cantina, acquisendo le più moderne tecniche di vinificazione, maturazione ed
affinamento del vino, derivanti dai paesi all'avanguardia nel settore, primi tra tutti la Francia e l'Italia.
Quello che è oggi l'industria del vino nel Sud Africa è in gran parte il frutto degli enormi sforzi perpetrati in questi ultimi 15 anni di democrazia, e alla relativa evoluzione sociale; sono in corso lenti ma continui trasferimenti di potere alla popolazione nera, joint-venture, grossi investimenti di importanti aziende vinicole mondiali, con nomi del calibro di Rothschild, Beringer, tutto a testimonianza dell'inizio di una nuova era per il vino sudafricano.

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